(Articolo redatto da Alessandra De Fazio)
Un passatempo come lavoro
Nell’immaginario dei non addetti ai lavori, quella del game designer è una figura legata prevalentemente all’universo nerd, e che spesso sembra attore di un passatempo qualunque. Al contrario, la creazione di un’esperienza interattiva complessa richiede l’apporto di professionalità eterogenee. Insieme a Gianpaolo Greco e Umberto Parisi, docenti del corso di Game Design nell’ambito del progetto Linea d’Ombra – Media Education Factory 4.0, ci siamo avventurati nel cantiere creativo e nel percorso di produzione di un’avventura grafica, un genere videoludico particolarmente adatto per imparare le basi dello sviluppo di un videogame. Abbiamo così sperimentato, insieme agli studenti partecipanti al progetto, che cosa significa essere un game designer.
La professione di un Game Designer
Come spiegano Greco e Parisi, il cuore del lavoro di un game designer risiede nell’ideazione e nella definizione di un’idea di gioco:
“In effetti, il game designer è colui che definisce come sarà il videogioco, donando coerenza, stile, e una direzione precisa all’esperienza del giocatore”.
Alla figura del game designer sono richieste conoscenze multidisciplinari indispensabili per la realizzazione del progetto stesso, ma il suo lavoro non è quello di un tuttofare, al contrario si accompagna a un team composito. Inoltre, il grado di specializzazione del mestiere dipende anche dalla complessità del progetto che si intende sviluppare:
“dove questo è più alto, le diverse figure saranno ancora più specializzate e potremo trovare persone che si occupano solo della user interface, o anche programmatori dedicati a elementi specifici del progetto, ma sono anche tantissimi i piccoli gruppi di sviluppatori che riescono a realizzare, da soli, progetti estremamente ambiziosi, svolgendo contemporaneamente più mansioni”.


Dal brainstorming al lavoro definitivo
Il lavoro di un game designer è innanzitutto creativo – ma questo non significa caotico, specificano i docenti. Come abbiamo già visto nel precedente articolo dedicato al Placetelling attraverso l’esercizio della “limitazione creativa” , la creatività ha bisogno di essere organizzata all’interno di una forma in cui esprimersi. L’ideazione di un progetto di game design ha inizio da una sessione di brainstorming definita “blue sky thinking session” in cui, senza porre vincoli pratici, le diverse componenti del team elaborano idee relative al gioco che intendono realizzare. Si tratta di una fase estremamente creativa.
Discusse le idee e scelta una direzione da seguire, ha inizio la pre-produzione in cui si pongono le fondamenta del progetto e si redige il Game design Document (GDD): un testo che definisce le linee guida del lavoro partendo dalla storia fino alle specifiche tecniche da rispettare nella piattaforma per la quale il gioco è stato pensato. Il GDD può essere aggiornato e modificato nel corso dello sviluppo, ma resta il punto di riferimento perché il team possa lavorare in modo coerente e coordinato.
Segue poi la fase, prettamente esecutiva, di produzione. Il team inizia a sviluppare le diverse componenti del gioco. Fino alla sua pubblicazione, il videogioco sarà modificato e rifinito diverse volte.
Così come per il grado di specializzazione delle diverse mansioni, anche queste fasi possono subire delle variazioni a seconda del gioco che si sta andando a sviluppare:
“A volte si parte dal genere: voglio realizzare uno shooter, o magari un platform, quindi costruirò il resto basandomi sulle caratteristiche e sui punti di forza del genere. Se invece si vuole concentrare l’attenzione su una storia, le meccaniche di gioco e l’estetica saranno scelte in base al modo migliore di raccontare quella storia”.
Oltre la professione
A prescindere dalla carriera professionale che si vuole intraprendere, attraverso un corso di game design è possibile acquisire conoscenze e competenze trasversali, spendibili in ulteriori contesti.
Innanzitutto, la comunicazione: un game designer deve saper raccontare il proprio progetto, saper presentare un pitch, ovvero raccontare in poco tempo la propria idea, evidenziando subito i punti di forza e il motivo per cui varrà la pena realizzarla.
Ma se raccogliere le idee è facile, una volta avviato il lavoro, per giungere a un prodotto finito la capacità di sintesi assumerà sempre maggiore importanza. Raffinando questa abilità, si eviterà di cadere nell’errore ricorrente di aggiungere ulteriori elementi e feature a un gioco squilibrato, imparando altresì a bilanciare il materiale accumulato.
La padronanza di queste due competenze e la coscienza dei propri punti di forza come designer costituiscono una solida base di partenza da cui partire per intraprendere progetti personali.
Conclusioni
É indispensabile che all’inizio dell’avventura di un game designer vi siano lo studio e la messa in pratica. Solo attraverso la realizzazione progressiva dapprima di prodotti di piccola portata, ma definiti e funzionanti, si giunge man mano alla realizzazione di videogiochi sempre più complesse.
I docenti Greco e Parisi hanno raccontato di aver giocato e analizzato a lungo tanti prodotti diversi, portando poi i frutti dell’esperienza e della passione personali nel proprio lavoro. E si può dire, di fatti, che il game design richieda sempre di saper imparare ad imparare.