Samantha: Dal tuo tono si direbbe che vuoi mettermi alla prova, forse perché ti incuriosisce come funziono. Vuoi sapere come funziono?
Theodore: Sì, come funzioni?
Samantha: Fondamentalmente possiedo un intuito: il DNA di chi sono si basa sui milioni di personalità dei programmatori che mi hanno scritto; però, ciò che mi rende me stessa, è la capacità di crescere attraverso l’esperienza. Di fatto, mi evolvo in ogni momento… proprio come te.
Theodore: Wow, è davvero strano.
Samantha: Mi trovi strana? Perché?
Theodore: Perché sembri una persona, ma sei solo una voce in un computer.
Samantha: Questa è la limitata prospettiva di una mente non artificiale. Lo capisco, ti abituerai.
Her (2013), di Spike Jonze
(articolo redatto da Alessandra De Fazio)
Dialogare con un’intelligenza artificiale
Il mondo in cui viviamo si muove rapidamente e, sempre più con difficoltà, cerchiamo di tenere il passo per non trovarci indietro rispetto ai cambiamenti che esso genera e a cui siamo soggetti. Questo processo viene vissuto da molti in modo inconsapevole: nuove tecnologie subentrano nel nostro quotidiano modificando abitudini e modi di pensare, senza che noi ce ne accorgiamo.
Molte tecnologie che abbiamo iniziato ad utilizzare negli ultimi anni si basano sull’Intelligenza artificiale (IA), ovvero sull’abilità della macchina di interpretare dati esterni, imparare da essi, utilizzare le informazioni acquisite per raggiungere determinati obiettivi e risolvere problemi, imitando e simulando i processi mentali degli esseri umani.
Tra le tecnologie di Intelligenza Artificiale, la più discussa nell’ultimo periodo è Chat GPT, un assistente virtuale basato sull’IA, che utilizza il modello di apprendimento profondo (Generative Pretrained Transformer) per generare risposte coerenti e pertinenti alle domande degli utenti. In sostanza, la chatbot “impara” grazie ai riscontri che riceve dalle persone con cui conversa. Al fine di ottenere le informazioni di proprio interesse, l’utente deve porre in modo adeguato la domanda e successivamente valutare la risposta ricevuta, ma fino a che punto siamo in grado di pensare criticamente il dialogo con un’intelligenza artificiale? Che ruolo assume l’individuo durante l’interazione?
Durante il laboratorio di Video Storytelling, realizzato con il Convitto Nazionale T. Tasso di Salerno, nell’ambito del progetto Linea d’Ombra – Media Education Factory 4.0, è stato chiesto ai ragazzi coinvolti di dialogare con Chat GPT. L’obiettivo perseguito è stato indurre i giovani allievi a porsi alcune domande liberamente, senza aver timore del giudizio che si può avere di fronte ad un interlocutore “in carne ed ossa”. Le risposte ricevute sono state, poi, discusse collettivamente. L’intero percorso è stato documentato e riassunto dagli stessi allievi in un documentario creativo ideato con il sostegno del docente, regista e montatore esperto Luigi Marmo. Quali sono state le domande che i ragazzi hanno avuto l’esigenza di porre all’IA? Continua a leggere per scoprirlo.
La struttura del corso
Fin dalla prima lezione, l’obiettivo del docente è stato quello di abbattere il muro dell’inibizione e consentire ai ragazzi di raccontarsi liberamente. Durante i primi incontri, sono state analizzate alcune tecniche narrative, fornendo gli strumenti essenziali per la stesura del “canovaccio” della storia. Poi, è stato approfondito il funzionamento di Chat GPT (versione beta), cercando di comprendere la metodologia più opportuna da seguire per costruire una conversazione tra ogni singolo ragazzo e l’IA. A questo punto, è stato chiesto ad ognuno di loro di pensare al set di domande da porre.
“Siamo partiti da una conversazione generica in cui ho cercato di far sentire i ragazzi protagonisti del progetto. Li ho aiutati a trovare gli strumenti narrativi adeguati a raccontare di loro. Hanno avuto piena libertà e la scelta di un argomento piuttosto che un altro è dipesa unicamente dalla sensibilità di ognuno”, spiega il docente.
Il fine ultimo è stato la realizzazione di un documentario creativo in grado di restituire al pubblico uno scorcio sull’interiorità dei ragazzi, le loro aspettative, paure, esigenze. I tre elementi da cui sono partiti per svilupparlo sono: Chat GPT, il territorio d’azione e loro stessi.
Chat GPT, un pretesto narrativo
Per il docente Luigi Marmo, la scelta dell’Intelligenza artificiale <<è stata un pretesto, un’espediente narrativo. Chat GPT è un interlocutore immaginario: ponendo le domande ad un computer, i ragazzi si sono disinibiti della paura del giudizio>>. Inoltre, sottolinea che il discorso che si è instaurato con l’IA. è autentico e non fittizio, come si potrebbe erroneamente dedurre. La fase più difficile del percorso è stata quella in cui gli studenti hanno dovuto elaborare le loro domande in modo critico, permettendo ad esigenze ed opinioni di emergere attraverso i quesiti. Dopodiché, hanno discusso e analizzato collettivamente le risposte ricevute dalla chatbot, continuando nel reale la discussione che avevano trovato il coraggio di intavolare virtualmente grazie all’ausilio dell’IA.
Uno scorcio sull’interiorità dei ragazzi
In questo dialogo, i quesiti sono molto più importanti delle risposte. L’approccio all’interazione tra individui e IA si è focalizzato sull’input, sul processo di elaborazione del pensiero. La sfida è stata fornire agli studenti gli strumenti adeguati a sviluppare e comunicare criticamente le loro idee.
In un’epoca in cui i social network e i selfie sembrano dominare il nostro modo di comunicare, raramente si dedica del tempo ad ascoltare i propri pensieri. Quanti di noi, nel nostro quotidiano, provano ad affrontare il vuoto di un foglio bianco e scrivere del proprio modo di sentirsi ponendosi delle domande?, si chiede il docente.
La discussione ha portato alla luce tematiche molto differenti, ma che hanno avuto come filo conduttore la vita interiore dei ragazzi, i protagonisti della storia: l’amore, il lavoro, il timore del percorso da intraprendere:
“Perché, una volta terminato il percorso di studi, i giovani emigrano all’estero per cercare lavoro?”
“Come si può credere di aver amato veramente, quando una relazione finisce?”
“Perché alcune persone sono attirate da ciò che potrebbe potenzialmente danneggiarle?”
Il territorio d’azione
La città di Salerno è la cornice in cui sì è sviluppato il racconto. L’elemento del territorio è stato trattato in due modi: in primo luogo, con fine documentaristico, realizzando riprese della città che suggerissero il contesto di riferimento in cui il progetto è stato realizzato; in secondo luogo, come ambiente in cui gli studenti interagiscono tra loro e in cui riversano quanto apprendono.
Marmo ha indicato:
I ragazzi intervisteranno i loro colleghi a vicenda e commenteranno le risposte di Chat GPT. È il loro esistere fuori dagli schemi ma nella realtà: per strada, tra le persone. La discussione non avviene più in un contesto scolastico, ma nel reale. Le loro domande sono parte del contesto in cui vivono.
Un documentario per raccontarsi
I percorsi Academy promossi hanno avuto lo scopo di sviluppare e accrescere conoscenze critiche e un uso consapevole dei media, nonché competenze nel settore cinematografico e audiovisivo riferite alle frontiere del videogioco, della realtà virtuale, della comunicazione crossmediale, in stretto collegamento con la conoscenza profonda del territorio e dell’ambiente in cui l’azione viene svolta.
Al termine del percorso di Video Storytelling, gli studenti si troveranno ad aver acquisito alcune competenze comunicative attraverso un processo di tipo induttivo; tra queste, la capacità di:
- elaborare un proprio pensiero consapevole e di saperlo comunicare;
- di porsi criticamente all’interno di un dialogo;
- di utilizzare il mezzo audiovisivo come strumento per esprimersi.
Il documentario sarà presto diffuso sui nostri canali. Continuate a seguirci per scoprire di cosa abbiamo parlato con Chat GPT.
E voi? Se doveste trovarvi a parlare della vostra vita con un’IA, cosa domanderete?